domenica 29 agosto 2010

Panatinaiche (I)

Le luci del Pireo. "Un giorno vedrò tutto questo con i miei occhi", mi ripetevo nelle domeniche pomeriggio in cui mi trovavo inchiodata alla scrivania, ferma su una frase di Senofonte o Erodoto che non riuscivo a tradurre. "Un giorno prenderò il traghetto e andrò ad Atene". Sono passati dieci anni, non è giorno ma sera, non sono su un traghetto ma su un volo Easyjet che si abbassa sull'areoporto Eleftherios. Ma l'emozione che provo nel vedere le luci di Atene è forte come immaginavo da ragazzina.
Recupero il bagaglio ed un taxi. L'autista che mi porta in centro mi spiega che gli scioperi contro i tagli drastici alla spesa pubblica e agli stipendi al momento sono sospesi. "For the summer. Tourism is what matters now". Ma in autunno, quando l'ultimo traghetto sarà salpato e le stupende spiaggie delle isole resteranno vuote, bhè, allora i greci faranno nuovamente i conti con il disastro economico che li ha investiti. Gli chiedo se può sintonizzare la radio su una stazione di rembetika, la musica greca suonata con il bouzuki. "You like rembetika?" chiede con un sorriso. Come non amarla.
La notte ateniese è calda e ventilata. Su Syntagma square sventola la bandiera bianca e blu. Appoggio velocemente zaino e trolley in albergo e volo fuori, a respirare la città che ho amato prima di vedere. Una lunga via di taverne e caffè e al fondo eccolo: il Partenone illuminato svetta su tutti noi dall'alto della sua storia. Ecco, dunque, dove tutto ha avuto inizio.

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