martedì 31 agosto 2010

Panatenaiche (III)

Atene caotica, Atene sporca, Atene mal tenuta.
Non quella che ho visto io. La mia Atene è immersa nel verde dei suoi parchi e delle colline ed è bianca come il marmo dell'Acropoli. Ed è divertentissima, nelle vie strette di Monastiraki, taverne e kafeneia senza soluzione di continuità, musica sulla piazza, gente seduta ad ascoltare gli artisti di strada e in alto sulla sinistra l'Acropoli illuminato. La mia Atene è la passeggiata dopo cena lungo l'agorà romana, è relax a un tavolino con un libro e un fantastico Nescafé frappé - glikò me gala - ascoltando il bouzuki che esce dalle casse dello stereo. E' la tartarughina del tempio di Efesto, circondato dal verde brillante della macchia mediterranea che anche in una metropoli si fa avanti spavalda come nelle isole: la tartaruga che corre più veloce di pié veloce Achille. La rinvincita di chi ha sempre creduto che l'impossibile sia possibile. Perchè lo è, la tartaruga è arrivata e se ne sta all'ombra del tempio, Achille veloce, ma soprattutto spietato e bellicoso, alla fine, non è arrivato.

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