lunedì 19 settembre 2011

Cipro. E rien ne va plus


La meravigliosa isola che nuota nell'Egeo tra Occidente e Oriente torna ad essere oggetto di discordia.
Per metà Stato Membro dell'Unione Europea. Per metà territorio illegale. Per metà cristiana, per metà musulmana. Per metà ellenica, per metà turca. A giugno 2012 la Repubblica di Cipro dovrebbe
assumere il turno di Presidenza dell'UE. E Ankara congelerà i rapporti con l'Europa, se non entro quella data non sarà risolto il rompicapo cipriota. Ma il punto è: esiste una soluzione?

mercoledì 14 settembre 2011

domenica 11 settembre 2011

Juke box isolano

Un porticciolo minuscolo. Un vecchio che vende pane al sesamo su un carretto. Occhi assonnati e zaini pesanti. Il feri quando entra in porto è maestoso. To feri, come dicono i greci, preferendo al corretto vocabolo ploia, il suo corrispetivo internazionale, che non lascia dubbi a nessuno. Gli anziani si lanciano verso di lui per salire per primi, chi ha bambini cerca di rispondere alle loro domande a raffica sul gigante del mare. Chi ha la fortuna egoistica di godersi la magia del momento da spettatore passivo, osserva l'erede delle nere navi achee che attracca, schiaffeggiando il mare scuro, ascoltando le note immancabili di un bouzuki che escono dalla radiolina gracchiante di qualcuno, da un ipod o da un notebook. Il ritmo del rembetiko - la musica tradizionale greca, erroneamente confusa con il sirtaki di Zorba - diventa un sottofondo mentale. Accompagna le ore che scivolano lente sul ponte del feri, mentre un komboloi gira incessante tra le dita e lo sguardo si perde a inseguire i sogni che nuotano tra le onde oltre la linea dell'orizzonte. Accompagna nel salire i gradini delle hora addomentate nell'ora della siesta, quando il vento resta imprigionato nei labirinti di cubetti bianchi e azzurri. Accompagna i lunghi caffè di fronte al mare, accompagna nelle passeggiate sulla spiaggia quando il sole sta per lasciare lo spazio alla luna, accompagna nelle chiacchierate improbabili con le signore vestite di nero che ti chiedono di essere sorrette per scalare le ripide viuzze, accompagna nelle partite a tavli, accompagna nel disegnare sulla sabbia un concetto, accompagna quando sei lontano e come Ulisse vuoi rimetterti per mare, scruti un orizzonte che vedi solo tu e ti chiedi dove sono le colonne d'ercole e cosa c'è dopo e pensi che non può essere vero che è tutto piatto e cadi nel vuoto e comunque vale il rischio mettersi per mare e andare a vedere, che non si è bruti e solo ad inseguire qualche scoperta si torna a vivere.

http://www.youtube.com/watch?v=YCFXGanTx4A

Melina Mercouri performing Ta pedia tou Pireas

venerdì 2 settembre 2011

Thira

Cosa spinge un backpaper a Santorini? Posto turistico, zeppo di crocieristi armati di macchine fotografiche usa e getta, pieno spesso fino a scoppiare. Il fatto è che un backpaper, in realtà, va a Thira. Non a Santorini.Thira è il nome arcaico di questo cratere parzialmente sommerso nel mar Egeo, su cui l'uomo ha realizzato un capolavoro architettonico. Sul ferry che mi porta da Naxos alla perla delle Cicladi, incontro Despina, anche lei sola in giro per questi paesaggi tra sogno e realtà, e Irini, nativa di Santorini, che ci spiega come viaggiare per la sua isola senza scadere nel turismo massivo.
"Thira ine peninda pende kilometra mono". Parla scandito, per far capire anche me: soli cinquantacinque km di roccia vulcanica a picco sul mare. "Ke ine poli grafikò - very typical" traduce vedendo la mia aria interrogativa "alla...para turistikì sto augustu...". Fortuna e maledizione di questo angolo di paradiso: immunità dalla crisi, ma affollamento. "Pou ine ligotero turistikò?" abbozzo io in un improbabile greco. Lei mi sorride: "Winery areas - mi indica la cartina su una cartina l'area tra Fira e Kamari, dove la fertilità del terreno vulcanico ha reso l'isola uno dei principali produttori di vino d'Europa. "And north of Oia: polì grafikò is that part".
Nei giorni passati su questo lembo divino sospeso tra cielo e mare, mi è tornato spesso in mente l'aggettivo che Irini continuava a sottolineare: polì grafikò. Mi rimbalzava nei pensieri nel significato che intendeva lei: caratteristico, tipico, etnico. Come non darle ragione, quando ti trovi su una barca di legno in balia delle onde, con un tizio che ti ripete "Red beach, endaxi?" per raggiungere una spiaggia remota, o mentre una signora vestita di nero ti spiega a gesti che la sua casa dista un centinaio di scale ripide e ha bisogno di aiuto con la sporta del pane, o quando la stessa signora ti regala un grappolo d'uva e ti sussura "ise mia poli orei koritsaki".  Ma l'ho pensato spesso anche nell'accezione italiana: grafico. Perfettamente grafico. Talmente perfetto da chiedersi come possa ripetersi ogni giorno uno spettacolo di quel tipo: un mare blu intenso, un cielo terso, villaggi ordinati sull'orlo della caldera, con i loro colori sgargianti, immersi nei profumi di migliaia di fiori diversi, che ne esaltano ulteriormente la cromaticità. Poli grafikò: ancora una volta la saggezza millenaria dei greci ha fatto centro e in due parole ha riassunto la magia sconfinata di Santorini. Unica, nonostante tutto. Accattivante, nonostante tutto. Indescrivibile, nonostante tutto.