venerdì 13 febbraio 2009

Panta rei

Lo sguardo fisso sui sei monitor di fronte a lei, si trovava mentalmente a tantissimi kilometri di distanza. Il cellulare non aveva squillato. Lo teneva a pochi centimetri dalla tastiera del computer e lo controllava ogni dieci minuti, sebbene sapesse quanto fosse inutile. Era partita da tre settimane e non aveva più avuto sue notizie. Lei non l'aveva cercato, si stava imponendo di non comporre il suo numero, di non scrivergli mail, di non inviare messaggi. Come gli aveva detto: era stanca di lui. Eppure.
Quella decisione studiata con cui aveva dato il via alla "pausa di riflessione" era stata una posa, sostenuta dal poco orgoglio che le era rimasto dopo i mesi estenuanti di quella relazione. Lui aveva alzato le spalle, facendo il finto dispiaciuto. Finto, perchè i giorni erano passati, le settimane scorrevano piano e un silenzio desolante si era instaurato tra loro. Era l'apice della sua indifferenza. "E' un fottuto egoista", si ripeteva mentre cercava di prezzare un collar 90 - 120 su Unicredit. Sicuramente c'era un'altra, più Barbie, più arrendevole, più adorante di lei con cui consolarsi, ammesso che non ci fosse sempre stata. La vibrazione del cellulare le fece andare il cuore a ritmo impazzito. Giulia: "Ciao bella, come stai? Ci vediamo questa sera?".
Aveva ragione la sua migliore amica, quando le diceva che lui era geloso del fatto che tra loro due, quella che emergeva era lei. Certo, questo lo diceva Giulia, mentre la vedeva seduta sul davanzale, appoggiata al muro, che piangeva con la scatola di kleenex sulle ginocchia. In fondo, però, lo pensava anche lei: lui non sopportava che qualcuno gli rubasse il palcoscenico e detestava il fatto che lei fosse com'era. Ribelle e libera. Cercava disperatamente la razionalità, di fronte alle frecce rosse del Bloomberg, mentre sentiva lacrime al mascara rigarle il viso.

Era lontanissimo quel ricordo, pensò, mentre si lasciava il Naviglio Grande alle spalle. In quel pomeriggio di sole invernale lui era una foto sbiadita della memoria. Le venne da ridere al pensiero delle serate passate con lo sguardo ipnotizzato dal cellulare immobile, in attesa di un suo segnale. L'amore, vero, sarebbe tornato a scorrere nelle sue vene, sentiva. E non sarebbe stato associato a lui, a cui pensava con tranquilla indifferenza.
Panta rei, anche lui.