martedì 23 dicembre 2008

A passo di danza

Avrebbe voluto fare la ballerina.
Sorrise ricordando i pomeriggi interminabili trascorsi appesa ad una sbarra, a prendersi sculacciate sul sedere dalla sua insegnante. Piedi tesi, pancia trattenuta, atteggiamento regale. Le sue scarpette rosa diventavano ali, in quella sala illuminata artificialmente, quando le note di un pianoforte polveroso si imponevano sulle voci squillanti delle bambine in tutù.
Era felice, nel body aderente, con i capelli biondi tesi in uno chignon. Le forcine ai lati della testa, che lo tevevano fermo le facevano male e alla sera, quando le sfilava, le tiravano maledettamente i capelli. Quando ballava pero' non lo sentiva più, né sentiva le punte di gesso stringerle i piedi.
Quando ballava, la sala diventava una spiaggia deserta e lo specchio che aveva di fronte rifletteva il mare.
Avanzo' di qualche passo verso le porti scorrevoli della metropolitana su cui viaggiava, stretta in una morsa di persone che si dirigevano, assonnati verso i loro uffici.
Si chiese se l'Asia avesse chiuso positiva. Ma che cazzo gliene fregava delle borse asiatiche? Nulla. Scese alla fermata precedente a quella del grattacielo dove era ubicata la sua scrivania colma di documenti. Le faceva piacere camminare acoltando il suo ipod, prima di immergersi in una disumana giornata, prima di preoccuparsi dei balzi dell'Euribor e delle valorizzazioni delle opzioni e delle menate atroci di un lavoro poco emozionante verniciato da una patina di importanza che si stava scrostando sotto i colpi della recessione.
A fine anno - ricordo'- aspettava lo spettacolo in teatro con un misto di eccitazione ed angoscia. Quella sera i papà erano tra il pubblico e le mamme dietro le quinte ad aiutare l'insegnante a gestire il gruppo di bambine in tutù. Lei voleva l'ombretto azzurro ed il mascara blu, anche se sua madre puntualmente le metteva il suo, nero, e le passava l'eyeliner perché diceva che esaltava il taglio dei suoi occhi. E le passava anche la terra sulle guance per colorare la sua pelle chiarissima dopo l'inverno. Si sentiva importante e adulta, con il trucco pesante per risaltare sul palco. Quando il sipario si sollevava non guardava verso la platea perché la angosciava l'idea che la fissassero. Era magrolina ed elastica, normalmente si guadagnava la prima fila o la seconda centrale. Era una scarica di adrenalina, avere la responsabilità di essere davanti al gruppo.
L'ipod emetteva la voce di Vasco. "Un senso a questa storia". Avrebbe voluto fare la ballerina. "Un senso a questa vita". Il grattacielo li davanti, le borse asiatiche e l'Europa che stava per aprire. "Anche se questa storia un senso non ce l'ha". I suoi genitori volevano che studiasse e si costruisse un futuro. E aveva troppo seno per entrare nel corpo di ballo di un teatro: una seconda di reggiseno a sedici anni non passava la selezione medica. Alla fine l'università con la sua migliore amica, studiando di giorno e uscendo alla sera e insegnando danza per pagarsi l'entrata in discoteca era stata un'esperienza più piacevole sicuramente dei giorni da caserma di un'accademia di ballo. Ora si stava laureando e lavorava tredici ore al giorno seduta davanti ad un computer. A proposito - si disse - chissà se la Fed aveva ancora tagliato il tasso target. "Domani è un altro giorno, ormai é qua". Avrebbe voluto fare la ballerina e vaffanculo la Fed ed i suoi tassi.
Esito' ad entrare nella bolgia del grattacielo, insieme a signori attaccati al Blackberry come fosse una vita umana da salvare. Era un altro giorno. Era libera.
L'ipod continuava ad emettere musica, ma non stava ad ascoltare, mentre camminava velocemente dando le spalle al marciapiede. Avrebbe voluto fare la ballerina, non l'avrebbe mai fatta, ma poteva ancora essere felice e serena. Lontano dai balzi dell'Euribor e dalle tredici ore passate ad una scrivania. Un senso, lei, poteva trovarlo.

"Bambine, iniziamo, alla sbarra". Vide il gruppo di piccole donne avanzare allegramente nella sala, con i loro tutù. Ognuna di loro avrebbe voluto fare la ballerina. Quasi sicuramente nessuna avrebbe calcato il palcoscenico di un grande teatro, cosi' come non l'aveva fatto lei. Voleva insegnar loro a seguire la strada che le avrebbe rese serene, non ballerine. Cosi' come aveva fatto lei, quella mattina ventosa in cui aveva voltato le spalle al grattacielo ed aveva preso un aereo per casa. Destinazione: scuola di danza pomeridiana per bambine fino ai dodici anni, Serenità.