mercoledì 18 maggio 2011

All'inizio d'Europa

11 maggio 2011. La Grecia si ferma e con lei il traffico marittimo mediterraneo. Gli hangar e lo stuolo infinito di navi al Pireo sono più fermi che in una fotografia. Nei trading floor londinesi si specula da settimane sulla bancarotta di Atene: il debito ha raggiunto livelli elevatissimi e se il governo fosse costretto a ristruturarlo allora l'intero sistema euro sarebbe a rischio. Forse la Grecia uscirebbe dall'unione monetaria e poi a ruota lo farebbe il Portogallo. Ottima prospettiva per chi è andato "long" sul dollaro e short sui CDS ellenici. Che dietro tutto questo ci siano undici milioni di persone ovviamente ai trader non gliene frega un cazzo.
Ma cosa pensano loro - questi undici milioni di persone - che da un giorno all'altro hanno visto impennarsi i prezzi di tutti i beni primari e bloccarsi gli stipendi a soglie che non permettono certamente di vivere allo standard a cui si sono abituati in questi anni?
-Il problema è molto più grande di quello che noi immaginiamo. Forse si inizia a realizzare ora la portata di questa crisi - dice Giorgos, laureando in ingegneria meccanica e contabile part-time - C'è chi ha la famiglia alle spalle. E in Grecia la famiglia è qualcosa su cui si  può veramente contare. Ma per quanto ancora? - Alle orecchie di un'italiana questo ragionamento suona disperatamente familiare.
-  C'è crisi, se ne parla, ma poi guardaci: ogni greco ha il suo caffé e un pacchetto di sigarette in tasca - riflette Philippos - insomma, per ora non abbiamo ancora perso "i fondamentali" - ironizza - ma qui se le cose non cambiano, ma radicalmente, credimi: è un gran bel casino - continua, dando un tiro avido alla sua Camel - Ma piuttosto vieni da questa parte: guarda, il sole sta tramontando e l'Acropoli laggiù è fantastico, dalla tua sedia non lo vedi bene -
- Il vero problema della Grecia non è la crisi. E' la classe politica: con i soldi che hanno in Svizzera pagheremmo tre volte il debito - mi spiega Vassiliki, mentre fuori dal suo kafeneion  sull'isola di Angistri impazza un temporale - Papandreou è figlio di un primo ministro, a sua volta figlio di un primo ministro. L'opposizione stessa cosa. Ci sono quattro famiglie che governano: è come dire che a destra c'è Kostas e a sinistra c'è Iannis, ma tra i due non c'è differenza - scuote la testa e mi passa una tazza di caffé fumante, guardando dalla finestra la pioggia che ci ha entrambe sorprese sul lungomare di Megalochori - Comunque noi abbiamo la nostra
storia, gli speculatori inglesi, bhè...noi avevamo Fidia e Socrate quando i loro antenati vivevano nelle caverne. Ora ti prendo un asciugamano, hai i capelli bagnati - i suoi occhi castani si perdono oltre la finestra affacciata sul mare mentre la ringrazio di aver aperto il suo bar per ospitarmi mentre fuori si scatenava la tempesta - Tranquilla. L'ospitalità è un concetto inventato qui in Grecia -
Finisco il mio caffé lasciando vagare anche il mio sguardo oltre quella finestra, dove l'Egeo riflette il sole che inizia a squarciare le nubi all'attenuarsi della pioggia. E mi sento all'inizio di tutto quello che sono, che siamo. E' paradossale che l'Europa rischi di finire dove è iniziata.

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