giovedì 13 gennaio 2011

American Life (Away we go)

Sam Mendes torna a distanza di parecchi anni dal successone American Beauty, con un film scoppiettante. Trama freschissima, cast giovane, protagonisti adorabili. E' la storia della new generation americana, ma - potere della globalizzazione - si potrebbe estendere il racconto all'Occidente in senso più ampio.
Maya Rudolph (una dolcissima e sveglia Verona) e John Krasinski (fenomenale nell'intepretazione di Burt) sono una coppia giovane in attesa del primo figlio. La notizia della gravidanza di Verona scuote la serenità in apparenza infantile" della coppia. Cercare casa. Questo è il compito che i due ragazzi si prefiggono nel paio di mesi che precede l'arrivo della piccolina. Una "casa" che sia a misura di bambino e di adulto. Che permetta loro di avere una vita di affetti, che sia, insomma, il più accogliente possibile. Il loro viaggio li porta agli estremi opposti della sterminata America: da Tucson a Montreal. Ad ogni tappa, Verona e Burt incontrano amici o parenti, che non vedevano da tempo. Ognuno di loro ha cercato di costruirsi una propria dimensione, in un mondo che ormai è lanciato verso il relativismo più totale: c'è chi cresce i figli a suon di patatine e tv, per sentirli il meno possibile, c'è chi - come reazione all'anaffettività totale della società di oggi - cerca serenità nei precetti orientali di amore continuo di sapore hippy. C'è chi, come il fratello di Burt, vede naufragare il proprio progetto di vita ed attraversa un divorzio o un abbandono. Da questo viaggio, Verona e Burt capiscono che la vera sfida è trovare un equilibrio, fatto di compromessi e lotte quotidiane. E paradossalmente, trovano la strada verso la loro vita nella normalità: una casa - normale - con un giardino - normale - in un piccolo paese - normale. Insomma, tutto quello che per la loro (la mia) generazione sta diventando così irrealizzabile e utopico, da sembrare la più desiderabile delle condizioni.
Se si ricorda per un momento American Beauty, si intuisce il cambiamento sostanziale che nel giro di un paio di decenni ha stravolto le cose: desiderabile, per la generazione di quarantenni protagonista di American Beauty, era l'eccesso. Desiderabile, per la generazione di chi ha appena trent'anni (o meno..), è la normalità: proprio quella normalità che con la seconda Grande Crisi si rischia di non trovare mai.

1 commento:

Lara ha detto...

Complimenti per il post! Mi ha fatto venire voglia di vedere il film... E complimenti per il blog, ottimo davvero. Forse sei ancora in tempo per fare la giornalista, saresti bravissima!
In bocca al lupo!