venerdì 16 ottobre 2009

Whatever works - Basta che funzioni

Se avete otto euro in tasca e decidete di spenderli bene, dimenticatevi dei leggings lucidi che avete visto alla Alcott. Se c'è nella vostra vita un uomo bellissimo che fa lo stronzo (e di solito è così), resistete alla tentazione di utilizzare il capitale per un vassoio di fantastici biscotti al cacao e frutta secca sfornati da quel terrorista del panettiere di fronte, affogando i drammi sentimentali nella maestria dell'arte bianca: tanto i belli sono stronzi per definizione e voi vi sentireste ancora in colpa dopo sei ore passate nella sala cardio della vostra palestra. Controllatevi sul tasto più difficile: ignorate quegli orecchini ovaleggianti viola che si intonerebbero alla perfezione con il vostro nuovo pullover scollato e che vi stanno ipnotizzando dal vetro di una vetrina. Dire di no ad un paio di orecchini vistosi è un sacrificio incommensurabile ma per una volta provateci, pensando al vostro beauty-case che non si chiude più perchè è pieno di bigiotteria.
Dirigetevi verso il primo cinema sul vostro percorso (vi auguro che non sia uno di quei multisala che puzzano di pop-corn) ed investite il capitale in un biglietto per la proiezione di "Whatever works". Basta che funzioni, Woody Allen 2009.
Woody Allen finalmente è tornato in se stesso e ci ha regalato una pellicola sullo stile di Harry ti presento Sally, Pallottole su Broadway, Criminali da strapazzo.
La trama è un pretesto per liberare il sarcasmo cinico del protagonista - alter ego del director(Larry David): un eccentrico professore di fisica newyorchese (sì, tranquilli, è ambientato a New York) si sposa con un'improbabile teenager texana scappata di casa (Evan Rachel Wood). La vita della coppia scorre a suon di frecciate al veleno contro i pregiudizi dell'America delle provincie, finchè i genitori della ragazza bussano alla porta dell'appartamento di Brooklyn in cui vivono i due per riportare la figlia a casa.
La travolgente vita newyorchese (iniziate ad organizzarvi per il passaporto elettronico) libera la vacillante "American happy couple" dai clichés imposti dal perbenismo texano. Lei (Patricia Clarckson) scopre una vena artistica sopita ed un'inclinazione alla bigamia e lui (Ed Begley jr) capisce dopo anni il motivo della sua passione adolescenziale per gli sport di squadra: la doccia nello spogliatoio con i compagni di squadra.
Canovaccio per veri Alleniani insomma, zeppo di quelle battute atee, anticon ed antidem allo stesso tempo, qualunquiste e radicali, per cui personalmente da anni rido come una scema sentendole. Dopo la passabile saga londinese (Matchpoint, Scoop) e lo pseudo Almodovar del 2008 (Vicky, Cristina, Barcelona mi aveva abbastanza disorientata), dopo un anno e mezzo di recessione e crisi sui mercati finanziari, di congiunture economiche pessime e ricapitalizzazioni bancarie, questo film rappresenta la frontiera perduta dell'investimento nel titolo privo di rischio! Non indugiate, dunque, a posizionare i vostri otto euro "long" su questo film: il ritorno sull'investimento a fine proiezione farebbe impallidire di vergogna qualunque gestore di fondi.
Si esce infatti dalla sala con un fantastico senso di allegria addosso. Come aver comprato un paio di orecchini vistosi.

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